Digitalizzazione: dati e prospettive di formazione
Uno dei punti cardine dell’industria 5.0 è senza dubbio la digitalizzazione dei dati. Per quanto riguarda l’Italia, i numeri restituiscono una situazione generale caratterizzata da alti e bassi. Le PMI del nostro paese stanno difatti compiendo passi da gigante, tuttavia permangono alcune criticità che devono essere risolte nel breve termine.
Per compiere ulteriori passi in avanti, è cruciale la formazione di nuove figure professionali in grado di gestire la digitalizzazione nell’industria 5.0. Il Fondo Nuove Competenze giocherà in questo senso un ruolo decisivo, in quanto supporterà professionisti e datori di lavoro nell’affrontare le sfide della quinta rivoluzione industriale. Abbiamo parlato di tutto questo insieme agli esperti di Cignoli.
Digitalizzazione: la situazione del nostro paese
Il rapporto 2024 dell’Osservatorio sulla Trasformazione Digitale dell’Italia fotografa uno scenario relativo alla digitalizzazione delle imprese italiane abbastanza disomogeneo: il Belpaese è secondo per numero di sperimentazioni AI nelle pubbliche amministrazioni e addirittura al primo posto per progetti implementati. Non è però tutto oro quello che luccica.
La completa transizione digitale è ostacolata da alcune mancanze sistematiche. Secondo il report, solo il 46% degli italiani è in possesso di competenze informatiche di base. Una percentuale preoccupante, aggravata dal fatto che i laureati in discipline ICT sono appena l’1,6% del totale, ovvero una delle percentuali più basse di tutta Europa. Come se non bastasse, è riscontrabile anche un conclamato problema di sottorappresentanza femminile, con giusto il 16% di lavoratrici nel settore.
Analizzando più a fondo il report su digitalizzazione e industria 5.0, emergono altri dati interessanti, ripartiti in tre categorie principali:
- Cittadini: solo il 22% della popolazione possiede competenze informatiche superiori alla norma (23°posto in Europa). L’utilizzo medio di internet settimanale è però in crescita del 3% rispetto al 2023, con l’85% degli italiani connessi almeno una volta a settimana.
- Imprese: la maggior parte delle imprese italiane asserisce di dover migliorare il proprio livello di digitalizzazione, mentre appena il 28% ha effettivamente raggiunto un grado medio-alto. In lieve aumento però la presenza di esperti ICT, che passano dal 3,9% al 4,1%.
- Pubblica amministrazione: le PA stanno beneficiando notevolmente delle innovazioni dell’industria 5.0. Tuttavia gli italiani che sfruttano i servizi offerti dalla digitalizzazione sono il 68,5%, diversi punti percentuali in meno della corrispettiva media europea.
Industria 5.0: nuove possibilità di formazione
Alla luce delle criticità evidenziate, puntare sulla formazione appare sempre più una necessità non rimandabile, tanto per i datori di lavoro, quanto per i professionisti in cerca di occupazione o che vogliono dare slancio alla propria carriera. Per favorire la transizione digitale richiesta dall’industria 5.0, Anpal ha pertanto rinnovato per la terza edizione il suo Fondo Nuove Competenze, mettendo a disposizione delle aziende 730 milioni di euro.
Il fondo ha la funzione di formare i professionisti dell’industria 5.0, arrivando a finanziare fino al 100% del costo delle ore di corso. Come era lecito aspettarsi, un focus particolare è stato posto sulle innovazioni tecnologiche tipiche dell’industria 5.0, con l’intelligenza artificiale in prima linea. La digitalizzazione viene inoltre vista come cruciale per realizzare una piena transizione verso processi produttivi ecosostenibili.
L’edizione di quest’anno del Fondo Nuove Competenze, rinominata “Competenze per l’innovazione” presenta alcune novità interessanti, a partire dalla possibilità di utilizzare i fondi per i disoccupati preselezionati per un’assunzione successiva.
Un’altra aggiunta del Fondo Nuove Competenze 2024 è la possibilità di sfruttare dei voucher formativi per l’innovazione. Questa modalità, garantisce flessibilità e rapidità di investimento specialmente alle imprese più piccole, che necessitano di attivare rapidamente percorsi di formazione. Questi possono riguardare i seguenti ambiti:
- Sistemi tecnologici/digitali;
- Progetti di introduzione/sviluppo intelligenza artificiale;
- Sostenibilità dei processi produttivi;
- Politiche di economia circolare;
- Transizione ecologica;
- Efficientamento energetico;
- Pratiche di welfare aziendale e benessere organizzativo.
Tutti i progetti formativi finanziati attraverso Fondo Nuove Competenze devono comprendere tra le 30 e le 150 ore di formazione per lavoratore. Nel caso dei lavoratori disoccupati, si parla invece di 20 ore. Alla fine del percorso, è necessario il rilascio di una attestazione di trasparenza o di validazione degli obiettivi di apprendimento, a riprova della specializzazione raggiunta.
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